Digitalesimo
In questi giorni ho avuto un’interessante conversazione con un’Amico musicista e produttore musicale. Lo spunto è stato la condivisione di un’articolo in cui si analizzava il declino della qualità musicale nell’arco degli ultimi ottanta anni. Non scriverò in merito a questo argomento ma, solo sulla riflessione che ho maturato e su quanto potrebbero ulteriormente scadere i contenuti con l’utilizzo massivo dell’intelligenza artificiale. Questa tematica è abbastanza importante al giorno d’oggi ed è possibile analizzare il suo impatto in maniera generale all’interno del campo dell’Arte. Inoltre, risulta interessante come vi siano dei parallelismi tra Musica e Fotografia che conducono alle medesime conclusioni. La nostra conversazione è cominciata con l’analizzare l’impiego di applicativi all’interno del processo di mastering di un prodotto musicale. In sostanza questi applicativi, come la maggior parte di essi, fondano la loro conoscenza su un database e esplicano una scelta all’interno di esso, a seconda di alcuni criteri determinati dall’utente. Nel mastering, questi applicativi sono in grado di restituire, in base al genere e alla destinazione del brano, un’equalizzazione perfetta. Qualunque persona può utilizzare questa via e ottenere, senza sforzo, un risultato. Il discorso è analogo a molti applicativi presenti in campo fotografico o, più semplicemente, ai tanto cari strumenti che eliminano le cose indesiderate dagli sfondi. Il dubbio che nasce, riguarda l’utilizzo di queste tecnologie. Perché, se questi strumenti sono cosi semplici e fanno ottenere risultati cosi stupefacenti, pur non essendoci nessuna conoscenza da parte del fruitore, allora stiamo avvalorando la tesi che la qualità di ciò che produciamo è in caduta libera e assai mediocre. Se consideriamo l’intero processo che porta alla produzione di un brano musicale o alla creazione di una fotografia vediamo che, al novanta per cento, è possibile escludere la componente umana ed affidare l’intera esecuzione agli automatismi. In musica è possibile simulare ed orchestrare arrangiamenti in automatico, in fotografia è possibile stravolgere uno scatto e anche qui senza che l’essere umano intervenga. In effetti, però, qualcosa l’uomo fa: accende il computer o posiziona una macchina fotografia e su questo non servono competenze particolari, basti vedere l’inquinamento musico-visivo a cui siamo costretti. Questo mette in evidenza come manchi la capacita critica nell’applicare questa fantomatica entità detta intelligenza artificiale. Nell’esempio musicale, l’orecchio del produttore è fondamentale per determinare le sfumature sonore di un brano o per far emergere delle particolarità le quali, andrebbero sicuramente perdute. Se questo processo viene affidato ad un’applicativo, che ha come esempio un quantitativo di brani afferenti allo stesso genere, restituirà un lavoro formalmente perfetto ma, sempre all’interno del suo recinto prestabilito. In sostanza non legge la Musica alla base del brano, non comprende l’Esecuzione, stabilisce solo un paragone e lo rende statisticamente più prossimo all’esatto. Per cui, torniamo al dilemma etico: occorre utilizzare questi strumenti cosi o è meglio insegnare un processo critico di come ottenere un risultato e poi valutare l’impiego di ausili? La domanda non è banale perché è specchio del nostro Tempo in cui, è più facile parlare di addestramento di intelligenze artificiali che di educazione degli Esseri Umani. Il fatto che si preferiscano scorciatoie o che la conoscenza globale sia fruibile in ogni angolo del globo, sta portando ad uno svilimento delle capacità creative dell’essere umano. Risulta più semplice trovare la scappatoia sul come usare un’ausilio artificiale invece che concepire qualcosa di proprio intelletto. Questo è dovuto anche al dogma il quale asserisce che le nostre società devono essere sempre più veloci e sempre più produttive a discapito della qualità. Questi processi stanno innescando un pericoloso gioco che porta al non riconoscimento del “Fattore Umano” all’interno del mondo dell’Arte. Tale fattore è tanto importante sia nell’Atto Creativo, sia al momento della fruizione di un’Opera. Più tendiamo ad utilizzare strumenti che formalmente restituiscono perfezione, più escludiamo il fattore determinante della Bellezza delle cose: l’Imperfezione Umana. Perché il Bello, come valore assoluto, è dato dalla sensibilità del fruitore all’imperfezione del creatore. Ogni Opera, musicale, fotografica, letteraria, ha una componente imperfetta dettata dal suo creatore la quale, ci permette di apprezzarla. Per quanta tecnologia sostitutiva che andiamo a creare, questa non potrà mai simulare il Senso del Vivere di un Essere Umano. Ogni Artista riversa nelle proprie Opere le proprie Emozioni, cosa che qualsiasi applicativo di intelligenza artificiale non può simulare. Per quanto alcuni algoritmi siano in grado di superare il Test di Turing, non significa che sappiano imitare l’Essere Umano in tutto. Il problema è proprio questo, creiamo queste tecnologie come specchi di noi stessi e tendiamo a non capirne il loro utilizzo. Ci ostiniamo ad usarle come rimpiazzi. Basti vedere come gli algoritmi generativi stanno soppiantando la Fotografia trovando terreno fertile in quanto, la Fotografia e i Fotografi sono ormai morti di loro. Il risultato è la produzione illimitata di surrogati di immagini ad una velocità strabiliante. Questo fa nascere un’ulteriore problema, accennato in precedenza, stiamo correndo talmente tanto che abbiamo scordato il concetto di Tempo. Alcuni anni fa dichiaravo che i famosi quindici secondi di notorietà, di cui parlava Warhol, si fossero ridotti al refresh di una pagina social. Ora posso asserire che, con l’intelligenza artificiale e l’iper-connessione, abbiamo azzerato completamente la possibilità di far emergere il Talento e di trovare il “Fattore Umano”. Risulta sempre più problematico collegare persone che valorizzino questi aspetti o che la società le collochi con il dovuto Merito. Perché, oramai, la tendenza è quella di creare degli artisti surrogati utili per degli scopi economici. Nell’Arte il male necessario è sempre stato un’Artista vivo. Oggi abbiamo imparato a scavalcare il problema alla radice. Creiamo un’artista digitale il quale, produce mediocrità e la spacciamo come arte. Non importa che sia Fotografia, Pittura, Musica, Letteratura, basta che sia una bella copia di qualcosa già visto da riversare in pasto ai media. Ricetta perfetta per dichiarare che l’Arte è morta. Ma, anche in questo caso, è meglio chiedere scusa a posteriori per aver stuprato la Creatività, che porsi prima delle domande. In ogni caso, il danno è fatto.