Considerazioni sull'Autore Fotografico

Dopo aver scritto alcune considerazioni sulla stampa fotografica, mi son reso conto che quanto scritto per l’Autore Fotografico non fosse sufficiente. Occorreva dire qualcosa in più. Partiamo con qualche domanda: chi è un fotografo? Sappiamo come diventare un fotografo, come esercitare la professione? Molti di voi penseranno che le risposte siano scontate e non riguardino la ricerca di un’Autore Fotografico. Probabilmente, occorre partire proprio da qua per giungere alle nostre considerazioni.


Premessa: sono un’Architetto. Per poter esercitare la mia Professione ho dovuto, nel rigoroso ordine: conseguire un diploma, sostenere e passare una prova selettiva di accesso all’Università, conseguire una Laurea di Primo Livello, sostenere e passare una seconda prova selettiva per accedere al corso di studi che mi ha permesso di ottenere la mia Laurea Magistrale e, infine, ho dovuto sostenere e passare un’Esame di Stato. Fatto ciò, occorre iscriversi all’Albo degli Architetti (con conseguente adesione ad un codice deontologico) e aprire posizione fiscale. Tempo medio per realizzare tutto questo? Circa una quindicina d’anni. Master più, master meno. Debita precisazione: non esiste che una persona sia architetto per passatempo, per dedizione, per aver letto due libri sull’argomento. Aver scelto il colore della vostra stanza, aver acquistato una matita HB, aver consigliato un mobile di una nota marca a vostro cognato non vi qualifica come architetti. Discorso analogo per medici, notai, commercialisti, avvocati. Tenete bene a mente questo discorso. Non è per mettere in mostra chissà che cosa, è per farvi rendere conto di cosa ci sia dietro al riconoscimento di una professione e il cosa mi permetta di dire che sono un’Architetto. Se dovete, rileggete pure.


Ora, parliamo dei fotografi.


Come si diventa fotografi nel nostro Paese? Andate in un negozio, basta un centro commerciale ben fornito, anche su internet visto che siete nativi digitali, comprate una macchina fotografica. Fatto. Siete dei fotografi. Come dite? Non può essere cosi facile. Devo darvi ragione, occorre studiare, ma come? Cercate un corso. Uno di quelli offerti su internet. Magari il corso di quel ragazzo che ha fatto quella foto da milioni di “mi piace” su un social network e avete salvato nei preferiti. Imparato qualcosa? Bene. Siete fotografi. Come dite? Avete bisogno di una posizione fiscale. No, potete sempre dire che lo fate per passione, che vuoi avete il fuoco sacro della fotografia e quello che fate non lo fate per guadagno. Va bene, siete diventati perbenisti, aprite una posizione fiscale. Non vi rende automaticamente dei professionisti, ma comunque ora dovreste essere soddisfatti: siete fotografi!


Dopo quanto detto nella piccola premessa sull’essere Architetto, riuscite a cogliere da soli l’ironia della cosa o devo per forza aggiungere che, nel nostro Paese, essere un fotografo non è una professione riconosciuta? L’unico fotografo che in qualche modo può avere una parvenza di professione è il fotoreporter. Tutti gli altri, mettetevi l’animo in pace, non sono nulla (ed essere membri di un’associazione fotografica non vi rende migliori di altri). Ciò che fate può essere fatto da chiunque, privo di qualsivoglia istruzione e per giunta a tempo perso. La professionalità è garantita esclusivamente dalla fiducia riposta nel grado della vostra auto-preparazione. Dimenticavo, per essere un professionista serio aprite una pagina in un social network e posponete al vostro nome “_ph”, “photographer” o qualunque altra stupidata che alluda alla fotografia e benvenuti nel club.


Ora rispondete: cosa vi qualifica come fotografi?


Dite che ho scritto dei luoghi comuni? Dico che sia ora di aprire gli occhi e rendersi conto che se, in un Paese come il nostro, non riusciamo a regolamentare la professione del fotografo, non potremmo mai essere in grado di riconoscere chi sia un’Autore Fotografico. La problematica sta tutta alla base, non esiste volontà di creare una Professione organizzata alla stregua degli Architetti, Medici, Avvocati. Se avessimo una struttura, si avrebbe certamente quella Professionalità tanto sbandierata. Manca un’Istituzione Pubblica che insegni Fotografia. No, aver fatto qualche lezione all’interno di un corso di studi in una qualsiasi facoltà umanistica, non vi rende competenti in materia. Manca un percorso pubblico che formi il Fotografo. Manca un Albo Professionale che garantisca un Codice di Condotta e un’Etica a cui attenersi. Manca un qualsivoglia certificato, chiamatelo Laurea, chiamatelo Master, chiamatelo Esame di Stato, che indichi il tempo speso a crearsi la cultura nella necessaria alla professione. L’istruzione fotografica, nel nostro Paese, è demandata alla prima persona che si sveglia e mette in piede un corso. Con quali credenziali? Perché ha fatto delle belle foto al matrimonio di vostra cugina? Se manca la base, come pretendiamo che questi corsi abbiano una qualsivoglia efficacia. Fate un corso da quel grande nome apparso nei giornali? Va bene, spendo due parole anche per loro. Quelli che avete individuato come fotografi e mostri sacri della fotografia nel nostro Paese, tenetevi forte, sono generalmente dei comici usciti da Zelig che utilizzano i soldi per comprarsi la notorietà. Sono personaggi caduti nel dimenticatoio, che utilizzano ancora quel briciolo di misticismo che porta pronunciare il loro nome per vendervi il nulla. Queste persone fanno parte di quelle cattedrali dogmatiche dove è rinchiusa la fotografia italiana. Perché il vero problema del nostro Paese è rendere famoso il letame. Un tempo, per pura provocazione, venne venduta la merda d’artista. Ora vi propinano artisti di merda. Fotografi di merda, per rimanere in tema. Sappiate scindere la cosa.


Se questa problematica dell’identità professionale del fotografo fosse superata, tutti giocherebbero con le stesse carte. Il Professionismo garantirebbe uno Stato dell’Arte nel lavoro e potremmo, allora, iniziare ad individuare la figura dell’Autore Fotografico.


Piccolo inciso. Quelli che, ad oggi, vengono ancora definiti e ricordati come Maestri della Fotografia, i grandi Autori, erano sostanzialmente delle persone a cui non fregava nulla degli appellativi. Svolgevano il loro lavoro per comprarsi il pane. Vi posso assicurare che anche se non ne conoscete uno, non state commettendo peccato. Dico questo per ricollegarmi un’attimo al discorso precedente. Quei santoni delle cattedrali, nelle loro conferenze di celebrazione dell’ego, vi riempiranno per ore del lavoro altrui senza che questo vi porti reale giovamento. Vi diranno che se non conoscete quell’Autore non potete fare fotografia. Se vi capita, alzatevi e andate via. Pretendete anche che vi restituiscano i soldi. Avete di fronte un Ciarlatano, non un Fotografo.


Per riportare l’argomento sul binario stabilito, mi chiedo: se non siamo noi ora a costruire il futuro della Fotografia, chi dovrebbe farlo? Guardiamo con spasmodica insistenza al passato e ci dimentichiamo del presente. I grandi Maestri, morti e sepolti, dovrebbero costruire il nostro futuro? Se non siamo Noi a porre nuove basi, chi verrà ricordato del nostro Tempo?


Come voi, non ho una risposta definitiva. Quanto scritto vuole essere uno spunto riflessivo, una provocazione, motivo di discussione. Iniziamo a concepire e costruire una nuova coscienza nei confronti della Fotografia, della Professione del Fotografo. Ripeto quanto già detto, in questo modo avremmo sicuramente la strada spianata per saper riconoscere un’Autore Fotografico e potremmo finalmente aggiudicare il valore di Opera d’Arte al suo lavoro. A questo si aggiungono tutte le considerazioni sul mercato. Avendo una professione regolamentata, si avrebbe un’equiparazione delle tariffe, un’equità di trattamento economico e non una gara al ribasso. Si potrebbe finalmente stabilire un congruo prezzo per le Opere d’Arte Fotografiche e le Gallerie Fotografiche avrebbero un senso compiuto, non sarebbero più praticamente morte. Avremmo cosi stabilito la linea di confine tra chi opera nella fotografia per professione e chi opera nella fotografia per Arte. Non è scontata come cosa. Il fatto che lo strumento fotografico sia democratico, ha fatto perdere di vista questa linea netta di demarcazione. In qualche modo quelli che abbiamo riconosciuto come i Padri della Fotografia, lo sono stati perché solo loro potevano fotografare, avevano il mezzo. In questo momento, senza regole, pretendiamo di essere tutti fotografi. Auspico che, in un futuro prossimo, questa problematica possa essere risolta. Ciò non toglie che, oggi, possiamo ugualmente iniziare a chiederci chi sia l’Autore Fotografico. Sicuramente questa figura deve avere, in primo luogo, educato la propria persona, il proprio occhio, la propria mente. Che lo abbia fatto nella fotografia o in qualche altro campo, non ha importanza. Questo fattore indica la Cultura, una cultura regressa. Non una improvvisata, non ci si può svegliare ed essere degli intellettuali senza basi. Il mezzo e la tecnica fotografica, allo stato attuale delle cose, potrebbero non essere dei fattori imprescindibili per la scelta di un’autore o per il riconoscimento dell’autorialità (quasi sempre riconosciuta ad una sola opera). A livello generale, e molto semplificato, la Fotografia non offre per sua natura intrinseca la possibilità di riconoscere quale sia una buona fotografia, figuriamoci riconoscere quale sia un buon autore. Sono tutti parametri soggettivi, sono criteri empirici perpetrati nel tempo. Quasi sempre di natura tecnica, l’unica cosa che viene usata ancora come mezzo di comparazione. Il fattore interezza non viene mai considerato come tale. Quando ci viene richiesto di presentare delle immagini, siamo obbligati a presentarci, a presentare delle descrizioni, a presentare dichiarazioni e quant’altro, ma alla fine cosa attribuisce peso alla fotografia, cosa attribuisce valore? Oggi consideriamo l’immagine, domani il testo allegato e dopodomani il titolo? Consideriamo valido il retaggio che la buona fotografia sia quella che non ha bisogno di spiegazione? L'Autore Fotografico deve essere ricercato e considerato per la sua totalità. Conta, in prima battuta, la Fotografia. Conta come la presenta, conta cosa scrive, come lo scrive, conta la sua cultura, contano le tematiche che affronta e, laddove, non fossero presenti, conta il suo percorso di ricerca. Perché l’Autore Fotografico non deve essere per forza qualcuno che ha trattato una sola tematica, uno che sviluppa tre foto in croce e amen. No, un’Autore Fotografico può essere riconosciuto anche quando sta sviluppando un percorso di ricerca all’interno della Fotografia. Può essere qualcuno che ricerca nuove forme di linguaggio o nuovi utilizzi del mezzo. Ritengo sia nostro dovere scovare e sostenere (aprite bene le orecchie, anche economicamente) queste persone, ben prima che concludano il loro lavoro. Potrebbero essere loro la chiave per scrivere il nostro futuro Fotografico. Un’Autore Fotografico sarà colui che farà porre nuove domande, colui che scuoterà l’opinione comune, colui che sublimerà l’atto del fotografare. Sarà colui che produrrà lo Scatto. Univoco.



Debita precisazione. Per i cari amici fotografi che ostinatamente usano ancora lo strumento analogico, sappiate che ciò non vi rende autori ad honorem. Sappiate che siete il principio di indeterminazione della fotografia. Sapete che strumento usate, ma non il Tempo in cui lo state usando. Si, voglio dire che siete fuori luogo. Non state facendo nulla di nuovo, copiate religiosamente e dogmaticamente ciò che si faceva nel secolo scorso. Fate fotografia, certo, anche valevole. Però, il giorno che prenderete in mano uno strumento digitale e raggiungerete gli stessi risultati del mezzo analogico, probabilmente avremmo un terreno comune di confronto. Vorrà dire che vi sarete, anche, liberati di tutti quegli assunti ideologici che sciorinate ogni qualvolta si parli del passaggio dalla macchina fotografica analogica a quella digitale. Come dite? Costa tanto? Bisogna impegnarsi per farlo? Nulla è regalato, tantomeno ai Fotografi.



Nota: Merda d’Artista - Piero Manzoni - 1961.



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